Casa Marcegaglia, il museo d’impresa nell’headquarter di Gazoldo degli Ippoliti, racchiude l’essenza e l’eccezionalità del gruppo mantovano, leader mondiale nella trasformazione dell’acciaio.

Noi di Studio Chiesa e la storica dell’arte Elisabetta Pozzetti ne abbiamo curato il progetto espositivo, a partire dal concept, dalla ricerca storiografica e la creazione dei contenuti, alla curatela degli spazi espositivi, allestiti con opere d’arte e dispositivi multimediali, passando per l’esplorazione tecnologica e la creazione di una app dedicata.

La straordinarietà di questo spazio, infatti, si situa nella combinazione dei contenuti alle tecnologie, nell’armonico flusso di dati e suggestioni, laddove la narrazione dei processi si combina all’immersività multisensoriale.
Il progetto museografico ha cercato di potenziare al massimo la valenza dei contenuti mediante uno storytelling puntuale, una narrazione coinvolgente, utilizzando il contributo dell’arte sia nei processi progettuali che in quelli installativi, articolandosi in diverse tappe tematiche, ciascuna animata da opere d’arte e dotata di installazioni interattive e spazi polifunzionali, per creare uno spazio immersivo, capace di parlare a chiunque.

Su queste premesse, attraverso un linguaggio museale contemporaneo e uno sguardo internazionale e interdisciplinare, Casa Marcegaglia si apre a pubblici differenti, in grado di aggiornare le informazioni in tempo reale rispetto all’evoluzione stessa dell’azienda, di fare cultura di settore, di essere in continua e progressiva crescita, per configurarsi il più possibile come serbatoio innovativo nel quale reperire stimoli, contributi accreditati e autorevoli. La strumentazione digitale, associata alla sensibilità artistica, ha fornito l’assist per generare atmosfere evocative mediante proiezioni, touchscreen e sistemi di interazione.

Il percorso inizia all’esterno dove è possibile attivare i contenuti sull’app dedicata, sostando nell’area verde antistante l’edificio e alle quattro meridiane narrative, e continua all’interno dove si è accolti dall’opera di Zhang Huan Buddha of Steel life, che siede davanti al coil d’acciaio, tridimensionale concretizzazione del mandala, simbolico e rituale rimando alla creazione del cosmo e al fluire ciclico degli eventi.

Oltre le tre steli digitali touchscreen, che introducono alla galassia Marcegaglia e ai rami di attività del gruppo, si entra nel raccordo che è buio e funge da “membrana” propedeutica ad avvolgere il visitatore, a creare estraniazione e predisporlo all’esperienza che qualche passo oltre vivrà: ossia il Teatro – dove sostare nella visione del video “Io sono Acciaio” nel quale le parole fluiscono in armonia con il visual dell’artista Ozan Turkkan – e il Tunnel immersivo, che racconta la ciclicità dell’acciaio, il suo riciclo, la pervasività nella società e la sua eternità. È stato realizzato da Marco Barsottini e Lorenzo Sarti, autori anche della sala che segue, denominata Forma dell’acciaio.

Qui la gestualità genera sulle pareti lo svelamento del processo produttivo Marcegaglia e dei settori di utilizzo: dalla produzione dei piani e dei tubi in carbonio, al processo inox e a quello delle lamiere da treno, alla presenza in tutte le merceologie produttive dove l’acciaio diviene o componente strutturale degli impianti stessi o protagonista del prodotto industriale.

La sezione dedicata alla Storia del gruppo si estrinseca in due modalità: la timeline delle fasi di sviluppo e sul lato opposto una proiezione su superfici multilivello, capaci di stimolare simultaneamente la vista e l’udito, proponendo dinamicamente le fotografie e i video in bianco e nero di Steno e della famiglia, nonché dei collaboratori, che rappresentano il tessuto vitale dell’impresa, e i video a colori sulla realtà produttiva.

Una stanza speciale è quella dedicata a Steno, a cui hanno lavorato i registi Massimo D’Anolfi e Martina Parenti e il sound designer Massimo Mariani, realizzando uno straordinario e toccante docufilm, utilizzando una selezione di audio originali, fotografie d’epoca, rassegne stampa. Si passa dall’oscurità, per l’immersione nelle proiezioni, alla luce dei cavedi, che ospitano le sculture di Simon Benetton e Neveo Cacciani, e della sala definita Catena dei valori, dedicata al racconto di tutte quelle attività che conferiscono valore al mondo Marcegaglia mediante una linea continua di monitor attivabili dal tavolo touchscreen posto al centro.

Da qui si accede alla Hall, che diviene luogo della memoria ma anche del futuro. La dualità tra passato e futuro dialoga in questo ampio e ospitale luogo, nel quale i ritratti di Steno e Mira Marcegaglia realizzati da Vito Tongiani dialogano con le opere d’arte in acciaio di Tetsuya Nakamura, Adeela Suleman, Francesco Bocchini, Luc Mattenberger e, all’esterno, di Julia Bornefeld (opere realizzate, come il Buddha di Zhang Huan, per Steel Life, la prima mostra di arte contemporanea dedicata all’acciaio, realizzata nel 2009 in collaborazione con la Triennale di Milano).


In conclusione, Casa Marcegaglia non è un semplice museo d’impresa ma un viaggio esaltante nella materia e nella sapienza della sua trasformazione. È un luogo polifunzionale, capace di parlare a chiunque entri, indipendentemente dallo scopo, dall’età, dalla cultura, generando un’esperienza arricchente e motivante. La coerenza che si coglie, pur nella poliedricità degli strumenti di exhibit messi in campo, deriva dall’aver costruito un museo partendo proprio dai contenuti e di aver dato loro la massima efficacia mediante un allestimento armonico, polifonico, digitale ma anche fortemente empatico.

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