Nella prima sezione la vocazione è prettamente narrativa, vi è sottesa l’intenzionalità a raccontare un brano di vita, uno scorcio inedito, una geografia immaginaria, un’alchimia botanica. Hanno tale appeal le opere “di genere” di Francesco Paolo Palizzi (1825-1871), che coglie l’attimo di una giovane contadina, che ci nega lo sguardo, alle prese coi suoi festosi e indisciplinati animali da cortile; di Ludovico Cavaleri (1867-1942), che incendia lo sguardo attraverso un primo piano di grano che si estende fin quasi la metà del dipinto, a creare una dolce cesura tra terra, tetti, vallata e cielo: una sola verticale dettata dal fiero campanile. Con Ercole Magrotti (1890-1967) percorriamo una strada che ci stringe tra il limitar del bosco e una vecchia casa, custode di chissà quali storie, mentre le foglie divengono pulviscolo policromo. Una simile stesura per campiture veloci e macchie è quella di Achille Attilio Bozzato (1886-1954), che catapulta l’osservatore in un animato scorcio veneziano, dove è persino possibile sentire il vocìo della gente. Al contrario si coglie il totale silenzio nell’olio del 1919 di Antonio Pasinetti (1863-1940) titolato Dallo Stelvio: qui è la montagna innevata a essere l’assoluta protagonista. Romeo Pelegatta (1870-1946), memore di un sentire impressionista, frange la pennellata pastosa in piccoli tocchi restituendo ancor oggi vivida freschezza alle barche e alle acque in cui si specchiano. Ci sono poi una serie di quattro dipinti di paesaggio: sono assolati, tempestosi, malinconici, increspati dal vento o immobili, congelati nell’eternità. Di diversi autori non identificati, rappresentano un puzzle di vedute e di storie sospese, dentro le quali è piacevole immergersi. Similmente fa Emilio Tadini (1927-2002), poliedrico interprete del Novecento, che combina il rigore di geometrie razionali alla potenza scombinatrice di un surrealismo onirico, dove tutto è plausibile ma nulla reale. Di rigore scientifico si veste invece l’operato di Nunzio Paci (1977) che si approccia alla natura con una dedizione assoluta, sezionandola, studiandola, catalogandola, unendo all’esigenza estetica la propensione a entrare nel profondo dei processi fisici, combinando anatomia vegetale e umana. Infine vi sono le fotografie estratte dal progetto performativo Presepe Apparente di Michelangelo e Massimiliano Galliani insieme a Marco Petacchi. Realizzato nel 2014 nella Chiesa di San Bernardino alle Ossa, comportava la necessaria interazione del fruitore: solo leggendo ad alta voce i testi sacri compariva il video realizzato dagli artisti. In sostanza l’epifania dell’arte coincideva con quella del rito religioso.

E.P.

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